domenica 23 settembre 2012

ISOLA

Mi ero seduta qui intenzionata a partorire un bel post allegro e divertente riguardante il bizzarro uso della tecnologia da parte di chi, con la tecnologia, proprio non ci va d'accordo, ma qualcosa di orribilmente triste si è infilato tra le pieghe della mia relativa pace interiore di questa domenica di fine settembre. E' successo all'improvviso, senza che potessi in alcun modo prevederlo, un'onda anomala che mi ha travolta senza che riuscissi, prima, a tirare un bel respiro.
Strani i giochi della mente, strano come un evento imprevisto ne riporti a galla un altro.
Mi sono ricordata di quella volta, a Cinisi, in un giorno senza nuvole, con il mare calmo, la brezza leggera che scompigliava i capelli, il cielo di un azzurro mai visto e l'odore del mare che posso ancora sentire.
Quel giorno sapeva di pace e la mia macchina fotografica fermava attimi di quella pace perchè potessi tenerli con me per sempre. Passarono le ore, senza che me ne rendessi conto e d'un tratto mi sentii stanca. Non avevo orari, non avevo impegni, potevo rilassarmi, seduta per terra con gli occhi nel mare, a riposare le gambe e cercare nuovi punti di vista.
Io e la Sicilia eravamo diventate una sola anima da diverso tempo, amavo quella terra, quei sapori, quegli odori, il suo modo buffo di presentarsi al mondo, il frastuono dei suoi mercati, amavo anche la sua parte peggiore; non erano certo le cataste di immondizia ai bordi delle strade o quel velo di perenne omertà che aleggiava sui siciliani a farmi amare di meno quella meravigliosa accozzaglia di slanci e paure, di meraviglia e distruzione. L'avevo incontrata, l'avevo capita e l'avevo amata, senza riserve.

Nello spazio di qualche minuto il cielo prese a ruggire, l'azzurro divenne blu cobalto e poi grigio e poi nero, il mare si trasformò in una inquietante distesa buia e sull'orizzonte calò un sipario di gocce furenti. Tornavano in tutta fretta i sub che avevano preso il largo ore prima, scappavano i randagi appisolati accanto a me, il vento spazzava via tutto e di quel cielo azzurro non ci fù più traccia.
Avrei voluto scappare, come facevano tutti, come avrebbe fatto una qualunque persona sana di mente di fronte ad una natura così imbestialita, eppure non lo feci, non ci riuscii.
Restai là, esattamente dove ero seduta poco prima, portai l'occhio al mirino, piantai bene i piedi per terra e ricominciai a scattare. Testarda e incosciente com'é nella mia natura.

Pensavo di conoscerla, quella terra, e invece Lei mi stava dimostrando che mi sbagliavo; pensavo di potermi comportare con Lei, come mi ero sempre comportata con le persone che amavo, ma mi sbagliavo !
LEI ERA DIVERSA. LEI E' UN'ISOLA.
Le isole hanno il mare tutto attorno e se sbagli, se fai un passo oltre la terra, affondi, devi saper nuotare e nuotare bene per tornare a riva.
Le isole hanno venti e correnti che non si fermano mai, che sfuggono alle regole della terra.
Le isole sono isole e non somiglieranno mai al resto della terraferma.
Scappare non serve, mai , l'isola ti resta dentro e non puoi far altro che imparare a capirla e amarla così com'é !

Oggi all'improvviso ho ricordato quel giorno, quel vuoto nello stomaco che ti prende quando la strada fa una curva a gomito che non ti aspettavi, quella sensazione di stordimento di quando ti rendi conto di non avere capito niente, lo sgomento di quando il sole sparisce e una tromba d'aria si porta via le tue poche certezze.

Puoi vivere su un'isola, ma non puoi distrarti, un colpo di vento e sei in mare........sciafffff !

C'é una legge non scritta che adesso ricordo:

"Non puoi tentare di cambiare un'isola
e non puoi sperare che lo faccia da se. Non lo farà.
Puoi scegliere di sottostare alle sue leggi oppure 
lasciare che sia Lei a cambiare te!"

2 commenti:

  1. Prima o poi con le isole si ci innamora.Buon unizio di settimana Erika.
    Maurizio

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  2. O ci si "innamora" o si scappa ... come con le persone, quelle che sono isole !

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